Napoli, città in festa: cinque consigli per il weekend di San Gennaro

A Napoli per la liquefazione del sangue del Santo: un'occasione per celebrare con la gente, tra buon cibo, mostre, laboratori artigianali
Da sinistra. Alessia Rodio studentessa di ingegneria gestionale e ballerina di danza classica e Ivana Giarritiello...
Da sinistra. Alessia Rodio, studentessa di ingegneria gestionale e ballerina di danza classica, e Ivana Giarritiello, studentessa di fashion design. Abito con scollo a U e reggiseno con orchidee tridimensionali, abito girocollo in tulle con micro disegno a rombi e farfalle ricamate. Tutto, Genny. Veli, Lariulà. Calze customized, Adriana Hot Couture. Sandali in nappa con dettagli di pietre, Jimmy Choo. Sandali di raso a listini con micro strass, René Caovilla.Brett Lloyd

Napoli, città imprendibile e caotica, si ritrova unita e compatta il 16 dicembre in occasione del miracolo di San Gennaro, festa popolare incentrata sulla liquefazione del sangue del Santo. Il “prodigio” è uno e trino: oltre a quello della settimana in corso – che viene celebrato nella Cappella del Tesoro di San Gennaro – l’evento si ripete ufficialmente il 19 settembre (in Cattedrale, nel giorno di San Gennaro Martire) e il sabato che precede la prima domenica di maggio (con la processione fino a Santa Chiara). In tutte e tre le occasioni, lo stupore e la gioia per la liquefazione del sangue sono lo spunto per partecipare collettivamente all’atmosfera di festa della città “Sirena”. Ecco perché la settimana che precede il Natale può essere davvero una buon momento per visitarla. E scoprire come il vero spettacolo della città sia la sua gente, così unica e speciale in ogni ceto sociale, protagonista delle iniziative che vi consigliamo.

Moebius,“Mourir et Voir Naples”, 2000. Moebius Production, courtesy Museo Archeologico Nazionale di Napoli e Comicon.

©MŒBIUS PRODUCTION, COURTESY MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DI NAPOLI E COMICON.

Cinque tips da segnare in agenda

1.Il quartiere emergente: Rione Sanità

Verace ma anche problematico, il quartiere Sanità dove è nato Totò oggi torna a brillare grazie a bellissime iniziative “dal basso” che mirano a riqualificarlo socialmente e renderlo attrattivo senza snaturarlo. Grande slancio, per esempio, quello impresso da Vincenzo e Ines Oste che oltre a continuare la tradizione artistica di Annibale Oste nel laboratorio orafo di via dei Cristallini, hanno aperto nello stesso affascinante edificio un originalissimo B&B, Atelier Ines, dove ogni suite è arredata con pezzi unici (in vendita), vere e proprie sculture create in vari materiali dalle mani e dalla fantasia dei propri artigiani. 

Il laboratorio artigianale di Vincenzo Oste presso Atelier Ines.

© Chris Caldicott

Ubicata a pochi minuti dalle ipnotiche architetture barocche di Palazzo dello Spagnolo e da Palazzo San Felice, la struttura è il punto di partenza ideale per scoprire un quartiere che vanta anche eccellenze culinarie come Concettina ai Tre Santi, un’istituzione per chi ama la pizza, dove il 28enne ultra-creativo Ciro Oliva dà lavoro e anche cultura ai ragazzi della Sanità, seducendo gli avventori con le degustazioni più incredibili (da provare la pizza rovesciata e quella al tartufo bianco) in un ambiente sinestetico che mischia i sapori ai suoni e ai colori del rione. Altra tappa del palato è la Pasticceria Poppella, un’impresa famigliare dal 1920: qui si viene a provare un must come il Fiocco di neve, bomba di pasta brioche ripiena alla ricotta, nella versione classica, o al cioccolato e pistacchio nelle varianti. Un sogno. Sempre in zona, da visitare l’Acquedotto Augusteo e le Catacombe di San Gaudioso, nei pressi del quale, all’interno della Chiesa di Santa Maria della Sanità, viene inaugurato proprio questa settimana uno spettacolare presepe permanente realizzato dagli artigiani del quartiere. 

Ciro Oliva, del ristorante Concettina ai Tre Santi, Credit Roberto Salomone.

2. Paolo La Motta a Capodimonte

Restiamo al Rione Sanità, trasfigurato nei volti e negli occhi dei ragazzi che lo abitano: sono loro, infatti, i protagonisti della pittura e della scultura di Paolo La Mottaartista fuori dal sistema dell’arte contemporanea (non è rappresentato da nessuna galleria e non si fa pubblicità sui social), che grazie alla padronanza tecnica e all’empatia riesce a restituire la forza, la speranza, l’angoscia di chi nasce e cresce nei quartieri difficili. Non semplice “arte sociale” la sua (La Motta raffigura nelle sue opere i ragazzi con cui organizza i laboratori di scultura all’Istituto Papa Giovanni XXIII), ma uno statement poetico, intimo, che contrasta piacevolmente con il contesto in cui si manifesta: il grandioso Museo e Real Bosco di Capodimonte. La mostra “Paolo La Motta. Capodimonte incontra la Sanità” (fino al 16 gennaio 2022), a cura di Sylvain Bellenger e Maria Tamajo Contarini, promossa e organizzata dal Museo e Real Bosco di Capodimonte in collaborazione con l’associazione Amici di Capodimonte Ets e realizzata grazie al sostegno della Regione Campania, riunisce ventitré dipinti, nove sculture e il polittico Genny. Da vedere per conoscere un nome fuori dal mercato, ma da tenere d’occhio.

Paolo La Motta, “Marianna”, 2019 ©Luciano e Matteo Pedicini

3. LaChapelle al Maschio Angioino

Già fotografo di moda e in primis di Vogue, David LaChapelle nella sua prolifica carriera ha esplorato, con la sua estetica pop come filo conduttore, innumerevoli generi, trasportando archetipi e soggetti classici della storia dell’arte in scenari contemporanei, iper colorati e volutamente artificiali. In questa nuova mostra napoletana, curata da Vittoria Mainoldi e Mario Martin Pareja, l’artista presenta quaranta pezzi realizzati dal 1980 fino ad oggi - offrendo una selezione di opere inedite provenienti dall'archivio, unite a capolavori iconici e diverse anteprime. Da vedere le opere “Deluge (2007), in cui LaChapelle re-immagina un diluvio biblico, ambientandolo a Las Vegas, ma guardando all’opera di Michelangelo della Cappella Sistina; “Rape of Africa” (2009), che vede Naomi Campbell nel ruolo di Venere in una scena di ispirazione botticelliana ambientata nelle miniere d'oro africane; le serie “LandSCAPE” (2013) e “Gas” (2013), progetti di natura morta in cui LaChapelle assembla found objects per creare raffinerie di petrolio e stazioni di servizio. In esclusiva per la Cappella Palatina, vengono presentati anche alcuni negativi fotografici dipinti a mano realizzati negli anni ’80 da LaChapelle, sullo sfondo dell’epidemia di Aids, che entrano in dialogo con le opere più recenti  – alcune presentate per la prima volta – in cui il fotografo mostra una inedita ricerca di spiritualità. Come si può vedere in “Behold” (2017), opera simbolo della mostra.

David LaChapelle, “Behold”, 2017, Hawaii, © David LaChapelle

4. Una serata al Teatro San Carlo

Capolavoro barocco con facciata neoclassica, considerato patrimonio dell’umanità dall’Unesco, il San Carlo è il più antico teatro lirico d’Europa e del mondo ancora esistente: è stato fondato nel 1737 e con la sua pianta a ferro di cavallo è diventato un modello per i successivi teatri all’italiana. Merita visitarlo per apprezzarne la storia, e magari anche partecipare a uno spettacolo. Dopo l’inaugurazione della stagione con l’”Otello” di Verdi, alla presenza del Presidente della Repubblica Mattarella, la programmazione continua con concerti sinfonici e balletti. Il 18 dicembre, in particolare, Juraj Valčuha dirige Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo e il soprano solista Lauren Michelle in un programma dal fil rouge neoclassico che include la Suite n.1 dal balletto Cenerentola Op.107di Sergej Prokof’ev, Ma mère l’oye, di Maurice Ravel e Gloria in Sol maggiore per soprano, coro e orchestra di Francis Poulenc. Nello stesso fine settimana apre anche una mostra di costume dedicata al pubblico del San Carlo, con foto dagli anni Cinquanta ad oggi per raccontare l’evoluzione degli abiti e della moda nell’interpretazione degli spettatori. Dopo il concerto di Natale, si prosegue il 28 dicembre e fino al 5 gennaio 2022 con il balletto “Il lago dei cigni”, direttore Benjamin Shwartz e coreografia di Patrice Bart.

Il Teatro San Carlo

© Laura Ferrari

5. Pino Daniele in un chiostro

Strumenti musicali, oggetti, video e fotografie dei nove fotografi che più l'hanno seguito nella sua brillante carriera. La mostra “Pino Daniele Alive” celebra così l’icona della musica napoletana negli spazi della Fondazione Made in Cloister, in collaborazione con Pino Daniele Trust Onlus e Wall of Sound Gallery (fino al 31 dicembre). Oltre alla mostra, è lo spazio a meritare una visita, perché si tratta di un progetto di rigenerazione architettonica di un chiostro cinquecentesco abbandonato all’incuria (quello di Santa Caterina a Porta Capuana) che diventa anche un progetto di rigenerazione sociale, grazie al continuo coinvolgimento della comunità locale: residenti, giovani studenti, artigiani e piccoli commercianti. Il programma culturale della fondazione vede infatti come come protagonisti tanto gli importanti artisti internazionali (come Laurie Anderson), quanto i maestri delle grandi tradizioni artigianali napoletane e la comunità locale.

La Fondazione Made in Cloister.

Bonus track: una guida “lenta”

Napoli adagio. Alla scoperta della città dei contrasti” di Francesca Almirante (Enrico Damiani Editore) attraversa la città in lungo e in largo, da Posillipo a San Giovanni a Teduccio, da Secondigliano a Fuorigrotta, dal Centro Storico al Vomero, ma sempre adagio. Per consigliare luoghi insoliti all’interno di percorsi tematici, e per suggerire esperienze, possibilità di incontri con i protagonisti di alcuni piccoli miracoli napoletani: dal buon bere e buon mangiare a luoghi di inestimabile cultura, a posti dove semplicemente è bello stare.

La cover della guida “Napoli adagio”