Doveva restare segreta, chiusa nei cassetti di Piazza Yenne, negli uffici rivolti verso Carlo Felice, sede della Camera di Commercio di Cagliari. Blindata nel dossier dell’affare più “scottante” degli ultimi anni: la privatizzazione dell’aeroporto di Cagliari. La missiva riservata, quella che la Presidente della Regione Alessandra Todde ha inviato a pochi eletti, invece, irrompe sulle pagine del nostro giornale come prova “regina” dei rapporti tra viale Trento e l’operazione più controversa tra pubblico e privato per la gestione dello scalo numero uno della Sardegna.

Sfumature e via di fuga

Per dovere di cronaca ne pubblichiamo il testo integrale, per coglierne sfumature, passaggi di “facciata” e sostanziali, tutti intrecciati in una sintesi evidente: dateci una via di fuga per rinunciare ai ricorsi pendenti e dare il via libera alla “privatizzazione” a favore di F2i. Certo, non lo dicono esplicitamente, ma i passaggi cruciali non lasciano molti dubbi. Non è un caso che la partecipazione che la Regione avrebbe chiesto per un via libera sull’operazione è racchiusa nella più umiliante delle percentuali: il 5%. Una cifra che non solo segnerebbe il ruolo marginale e insignificante della Regione, ma che costituirebbe a tutti gli effetti l’ennesimo regalo pubblico a favore del fondo finanziario F2i e dei consoci americani di Black Rock.

Labirinto “privato”

È per questo motivo che la lettera che “viale Trento” ha inviato alla “Camera di Commercio di Cagliari”, alla “Fondazione di Sardegna” e a “F21 SGR S.p.A” è, nella forma e nella sostanza, un labirinto di mezze promesse e mezze parole. Un tentativo acrobatico di ammantare di valenza pubblica un’operazione che mantiene in ogni suo aspetto tutti i connotati della più evidente privatizzazione, tra l’altro prospettata senza alcuna evidenza pubblica, utilizzando una formula “europea” per l’integrazione aeroportuale che niente ha a che fare con la cessione ai privati di un bene pubblico strategico come l’aeroporto internazionale di Cagliari.

Arrampicata pubblica

È la premessa della lettera che pubblichiamo a tentare l’impossibile “arrampicata” tutta protesa a dimostrare un interesse pubblico che nell’operazione non si intravvede nemmeno affidandosi ad un microscopio. Scrive la Todde: «Con riferimento alla comunicazione indicata in oggetto, in nome e per conto dell'Amministrazione regionale, si rappresenta che costituisce interesse preminente della Presidenza della Giunta regionale operare al fine di promuovere, incentivare e sostenere ogni e più opportuna iniziativa che, nel solco della piena legalità e trasparenza, possa implementare e agevolare la mobilità di persone e cose da e verso la Sardegna oltreché incrementare i servizi ad essa collegati». Non si capisce dove e come un’operazione di privatizzazione come quella paventata, per giunta in regime di monopolio, possa incentivare e sostenere la mobilità delle persone, diritto universale il cui rispetto, in una Regione insulare a maggior ragione, non può essere certo delegato a fondi finanziari tutti protesi al guadagno fine a sé stesso. Se il paventato “interesse pubblico” era la premessa, l’epilogo della resa incondizionata è tutta nel capoverso successivo: «In quest’ottica, pertanto, la scrivente Amministrazione manifesta la più ampia disponibilità ad attivare la migliore forma di collaborazione possibile con tutte le società di gestione degli scali aeroportuali della Sardegna oltreché con i soggetti che partecipano al capitale sociale delle stesse onde pervenire all’auspicato risultato di rendere effettivo il diritto alla libertà di circolazione che, come noto, ha fondamento non solo costituzionale ma pure eurounitario». Cosa centri il «diritto alla libertà di circolazione» con la privatizzazione dell’aeroporto è concetto tutto da spiegare, come se il sacrosanto diritto alla mobilità di una regione insulare dipendesse dalla gestione privata dell’aeroporto piuttosto che da una “continuità territoriale” scritta, come lo è, in funzione degli affari delle compagnie aeree di Stato. Il passaggio più impegnativo è quello che riguarda la disponibilità alla «migliore collaborazione possibile» rivolta ai «soggetti che partecipano al capitale sociale delle stesse». Un’affermazione che sembra andare in contrasto con quanto la Regione ha ampiamente sostenuto, sin qui, in ogni contesto giudiziario, relativamente alle obbligatorie procedure di evidenza pubblica indispensabili per qualsiasi cessione di quote pubbliche. Scegliere di considerare F2i e gli americani di Black Rock interlocutori esclusivi e predeterminati per l’operazione non solo è un atto ritenuto illegittimo da gran parte degli organismi che si sono espressi sulla gestione di un bene pubblico, ma costituisce l’avvallo di una posizione totalmente in contrasto con le memorie difensive della Regione sia al Tar che al Tribunale Civile. Ritenere “infungibili”, ovvero insostituibili, i soci privati degli aeroporti di Olbia e Alghero è un palese tentativo di bypassare la norma di evidenza pubblica. E che viale Trento abbia deciso di virare a favore della privatizzazione con F2i e Black Rock lo scrive apertamente: «All’interno della sopra esposta cornice, pertanto, la Regione ritiene fondamentale e strategico avviare una forma di collaborazione privilegiata anche e soprattutto con codesta Camera di Commercio non solo in ragione del suo ruolo di socio di maggioranza della Sogaer S.p.A., quale società di gestione del più importante aeroporto della Sardegna (stante l'ormai prossimo conseguimento del traguardo dei cinque milioni di passeggeri trasportati), ma anche in ragione del fatto che gli articoli 4 e 5 della legge 29 dicembre 1993, n. 580, attribuiscono alla Regione stessa compiti di vigilanza sul corretto funzionamento degli organi delle Camere di Commercio, non ultimo quella in indirizzo proprio perché opera a diretto contatto con il tessuto sociale, economico e industriale delle province di Cagliari e Oristano».

I «privilegiati»

La lettera parla di «forma di collaborazione privilegiata» aggiungendo, però, la più compromettente formulazione del «anche e soprattutto con codesta Camera di Commercio». A svelare la sostanza della missiva è il passaggio dove si afferma la determinazione a trattare in forma «privilegiata» soprattutto con la Camera di Commercio, ma «anche» con gli altri soci privati. Ci sta che la Regione dialoghi in forma «privilegiata» con l’ente camerale, ma con gli altri soggetti è pratica ad alto rischio. Il pubblico, a maggior ragione, una Regione, infatti, non può discutere con privati in forma «privilegiata», ma semmai attraverso le regole di trasparenza e di evidenza pubblica, così come norme e giurisprudenza consolidata affermano da tempo memorabile.

Il contentino del 5%

È evidente, invece, che se la Regione si accontenterà di contare il 5% nella gestione del primo aeroporto della Sardegna non solo avrà ceduto di fatto ai privati il più importante asset dello sviluppo economico dell’Isola, ma sarà responsabile di aver messo in pericolo persino la dignità istituzionale dell’Autonomia sarda. Infine, il passaggio almeno apparentemente perentorio: se volete il ritiro dei ricorsi dovete darci quel che chiediamo, che ovviamente non è esplicitato nella lettera che “fu” segreta.

Ricorsi nel cestino

Scrive la Presidente della Regione: «Ed invero, nella speranza di poter accantonare le denegate ipotesi di ricorso ai rimedi processuali o commissariali che pure in passato hanno determinato l'insperato effetto di prorogare sine die i tempi (al contrario di quanto da Voi ipotizzato), si confida sul fatto che codesta Camera voglia affiancare la Regione nella condivisione di un rinnovato percorso operativo che con la massima trasparenza possa trovare per un verso il favorevole apprezzamento con gli interpreti che già operano nelle società di gestione aeroportuale degli scali della Sardegna, ma soprattutto il parere positivo di tutte le Autorità pubbliche deputate per legge a rendere i più doverosi o finanche solo opportuni pareri di legittimità e coerenza rispetto a qualsivoglia iniziativa economico-industriale di rivisitazione degli attuali assetti». Pareri plurimi, scanditi a Roma come a Cagliari, che hanno già sentenziato: un aeroporto pubblico non si privatizza con procedure “segrete”. È obbligatoria la giusta evidenza pubblica.

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