«Cara Unione,

Due vecchi al pronto soccorso di Nuoro, Domenico e Giuseppe, sono la tristissima immagine dell’indecente trattamento che la sanità italiana, troppo spesso usata dalla politica per sistemare i suoi vassalli e i suoi amici, riserva ai cittadini più fragili senza mostrare il minimo imbarazzo o vergogna.

Sono le 20 di sera. Domenico è qui dalle nove del mattino, Giuseppe, che ha 92 anni, dalle 12. Stanco di aspettare quest’ultimo si fa togliere la cannula che hanno innestato al suo braccio per un prelievo più volte sollecitato e mai portato a termine. Nonostante l’insistenza delle nipoti che lo accompagnano decide di andarsene. Protesto con un infermiere che mi risponde che ci sono casi più urgenti di Domenico e Giuseppe. Poi aggiunge che ci sono pochi medici e carenza d’infermieri. “Lo so”, rispondo io, “così come so che ci sono troppe scrivanie”.

Alle 23 esce un infermiere che chiama il signor Giuseppe. Uno dei pazienti risponde che è andato via. Un addetto dell'ospedale, con una divisa color amaranto, commenta: “Se è andato via si vede che non stava tanto male”. Oltre alla beffa Giuseppe deve subire anche il cinismo mascherato di sarcasmo di un buontempone.

Il signor Domenico, che è stato un insegnante di diritto, è ancora seduto, lo sguardo sempre fisso alla porta in attesa di una chiamata che arriva intorno a mezzanotte, dopo aver bivaccato 15 ore. Mentre un’infermiera sospinge la carrozzina ci saluta con gli occhi lucidi e ci ringrazia per avergli fatto compagnia. Dopo 9 ore rientro anch’io e, anche se so che non servirà a niente, scrivo questo breve racconto di quotidiana indecenza del sistema sanitario italiano.

Grazie».

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