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Artemide

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Artemide

Artemide, adorata dai Romani con il nome di Diana, divinità della religione greca e romana.

Citazioni su Artemide

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  • Un solenne intoniamo inno a Dïana | (ché non è lieve l'obliarla ai vati) | A Diana che a trar d'arco si piace, | a insidiar lepri, ad intrecciar carole. | E a gir dei monti sulle cime errando: | E cominciam d'allor che sui ginocchi | del Genitor sedendo ancor bambina, | dammi, o Padre, dicea, ch'io serbi eterna | verginitade, e molti nomi dammi, | affinché meco non gareggi Apollo: | Dammi gli archi e gli strali, o Babbo mio. | Non faretra ti chieggio, o smisurato | arco; ché a me i Ciclopi incontanente | gli strai faranno ed il flessibil'arco; | ma ch'io porti le faci e la succinta | veste al ginocchio allor che le silvestri | belve uccido alla caccia; ed a compagne | sessanta danzatrici Oceanine | dammi tutte novenni e ancor discinte. | Venti pur dammi Annisidi fanciulle | per guardarmi i coturni ed i veloci | cani, quando coll'arco alla foresta | uccider non vorrò cerbiatti o linci. | Dammi pur tutti i monti: una cittade | sola mi basta, e sia qual vuolsi: è raro | che talenti in città starsi a Dïana. | Nei monti io mi starò; ma nell'umane | andrò cittadi allor che dall'acute | doglie del parto affaticate e vinte | me per soccorso invocheran le donne; | ché lor soccorritrice infin dal giorno | del nascer mio mi destinâr le Parche, | perché la madre mia mai non si dolse | mi recando nel grembo, e senza doglie | mi partorì. Sì disse la bambina, | e carezzar volea del Genitore | la barba: ma le sue mani leggiadre | invan distese al divin mento. (Callimaco)

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