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Negli ultimi anni si è diffusa la convinzione che i giovani non abbiano più voglia di lavorare. Imprenditori, figure pubbliche e media tradizionali spesso puntano il dito contro le nuove generazioni, accusandole di preferire il divertimento e la comodità al duro lavoro. Peccato che questa retorica non tenga conto delle reali condizioni economiche e lavorative che i giovani affrontano oggi. Accusare i giovani di pigrizia non è una novità. Se andiamo a guardare gli archivi dei giornali, infatti, vediamo che è da più di 60 anni che girano storie simili. La situazione, in realtà, è ben più complessa. Secondo un rapporto Eures, il 67% degli under 35 ha un lavoro precario e circa il 40% guadagna meno di 10 mila euro lordi l’anno. Un altro studio della Resolution Foundation ha rilevato che gli under 35 in Europa sono in media più poveri delle generazioni precedenti. Molte delle accuse mosse ai giovani non considerano le condizioni lavorative proposte. La precarietà e i salari bassi spingono molti giovani italiani a cercare migliori opportunità all'estero. Secondo l'Osservatorio sui lavoratori dipendenti del settore privato dell'INPS, la retribuzione media annua per i lavoratori giovani è estremamente bassa. Per i 20-24enni, è meno di mille euro al mese. Questo spiega perché molti scelgano di emigrare in paesi dove le condizioni lavorative sono più favorevoli. Allora la domanda diventa: è vero che i giovani non vogliono lavorare, o è vero piuttosto che vogliono essere trattati con rispetto e ricevere un giusto riconoscimento economico? È comprensibile che i giovani non siano disposti a sacrificarsi per lavori precari e sottopagati. Per migliorare la situazione, è necessario rivedere le condizioni lavorative e offrire salari adeguati che riflettano il costo della vita e le competenze richieste. Di giovani che emigrano abbiamo parlato nel documentario "Vivere in Europa: la vita dei giovani italiani fuori dall'Italia". Da gennaio a maggio 2024 abbiamo viaggiato in cinque capitali europee, incontrando gli italiani e le italiane che per diverse ragioni hanno deciso di lasciare il Paese. #lavoro #giovani #contratti #contratto #will #willmedia

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Federico Battistoni

Digital Journey Process Management | CRM | Brand Management | Product Management | Tech advisor

1 settimana

Credo che da un lato i giovani abbiano acquisito consapevolezza di essere dei professionisti già all'uscita dall'Università. Anche se non ancora arricchiti di esperienze rilevanti. Il che non significa dover diventare amministratori delegati il giorno dopo, ma nemmeno dover lavorare gratis o in perdita. D'altra parte, molti di loro hanno già esperienze interessanti alle spalle: piccole start-up e piccoli business. Parecchie aziende ragionano ancora con la mentalità desueta della "gavetta", mentalità che ha formato diverse generazioni ma ne ha anche danneggiate altre, abusando di questo concetto. Penso che la verità, come sempre, stia nel mezzo ed il tema salariale - sempre più discusso - sia piuttosto rilevante: in Italia i salari sono ormai scollati dal costo della vita, specialmente quello delle grandi città (dove hanno sede molte aziende) e soprattutto se ci paragoniamo al resto dell'Europa. Va da sé che se un dipendente con esperienza è pagato X, non posso pagare uno stagista X o X+1. Ultimo ma non ultimo: le generazioni più recenti come la Z hanno realizzato che qualità della vita non è necessariamente guadagnare chissà quanto, ma mantenere un buon equilibrio privato-lavoro. E lo difendono.

Perché è facile scaricare la colpa sulla svogliatezza del giovane, per non ammettere che si è pronti e disposti a sfruttarlo fino al midollo, imponendo orari non umani, contratti non in regola e stipendi neanche degni di essere definiti tali. È facile giocare la carta del “Devi fare gavetta”, oppure “Sei già fortunato, io alla tua età facevo….”. Fare esperienza, imparare da essa, è un conto. Fare nonnismo e schiavismo, è BEN ALTRO.

Renzo Ramondino

Head of Energy Management: vendiamo e compriamo prodotti energetici, divertendoci! Scacchista, pokerista, trader, viaggiatore, sportivo.

1 settimana

In una Europa che invecchia, i giovani lavoratori sono un bene prezioso, che andrebbe attratto, motivato, formato, valorizzato e coinvolto. Trattarli in modo paternalistico, dicendo loro che sbagliano ad agire e spiegando loro cosa devono volere, li fa solo distaccare. E infatti scappano. È il loro modo per dire che la collaborazione proposta non la accettano; e siccome c'è qualcun altro all'estero che offre una collaborazione migliore, vanno ad accettare quella. È un mercato, non si può prescindere né dalle alternative a disposizione né dai costi vivi da coprire (necessari o discrezionali che siano).

Yuri Palazzo

UX UI Designer | Design nerd | Creative thinker

1 settimana

Io ho 32 anni, quindi nel 2019 la cosa dei "giovani che non hanno voglia di lavorare" la sentivo già da un po', anche a tavola tra i parenti e io rispondevo "faccio l'università e ho 2 lavori, nessuno di voi ha mai lavorato quanto lavoro io", la risposta era sempre "no ma non te, in generale...". Tra l'altro molti miei parenti (siccome viviamo in un paese turistico) lavoravano/lavorano solo durante il periodo estivo. E' incredibile come le persone ripetano a pappagallo quello che sentono dai media senza fermarsi un attimo a pensare

Giuseppe Sensi

Data Analyst | Data Engineer | Microsoft Certified

1 settimana

Qualche anno fa quando ero ancora "giovane", mi offrirono uno stage di 6 mesi a 500 euro al mese per 40 ore settimanali che poi divennero spesso 45/50 e decisi di accettare, presero me e un altro ragazzo, finiti i 6 mesi ci dissero che non erano ancora certi dell'assunzione e ci proposero altri 6 mesi di stage ed entrambi accettammo, poi verso Febbraio vidi tutti i miei colleghi del settore IT prendere 3k di bonus produzione fine anno e io e l' altro stagista manco 100 euro di buono Amazon e va bene, alla fine ci mandarono a casa entrambi e pochi mesi dopo dentro un altro stagista .... la mia è una delle innumerevoli storie che dimostra che la gente volenterosa c'è, ma purtroppo il sistema permette queste cose aberranti e le aziende, non tutte fortunatamente, le sfruttano a loro vantaggio .... fortunatamente oggi, non troppi anni più tardi, sono in una realtà che si comporta al contrario di quanto descritto e vado fiero sopratutto di questo.

Nicoletta Schenk

Passionate about all forms of creative communication | From Idea to Reality

1 settimana

Purtroppo il discorso coinvolge anche gli over 35. Servirebbe una riforma strutturata che guardi anche il costo del lavoro per le aziende

Giacomo Boscarelli

Direttore esecutivo presso Confronta Rispiarmia Spedisci

1 settimana

Dire che i giovani non vogliono lavorare è una semplificazione pericolosa e, francamente, un po' offensiva. 😠 La verità è che i giovani di oggi, come ogni generazione prima di loro, vogliono contribuire, imparare e crescere professionalmente.  La differenza è che hanno aspettative diverse dal lavoro. Vogliono: * Senso di scopo: Non basta più un semplice stipendio. Vogliono sentirsi parte di qualcosa di significativo e avere un impatto positivo. *Equilibrio tra vita privata e lavoro: La flessibilità e la possibilità di conciliare lavoro e passioni personali sono fondamentali. * Opportunità di crescita: Vogliono imparare, sviluppare nuove competenze e avere la possibilità di progredire nella loro carriera. *Rispetto e riconoscimento: Vogliono essere trattati con dignità, ascoltati e valorizzati per il loro contributo. In sostanza, i giovani vogliono essere trattati come persone, non come ingranaggi in una macchina. Offrire loro un ambiente di lavoro stimolante, equo e rispettoso è la chiave per attirare e trattenere i talenti del futuro. 🚀

Marin Pavic

Procurement Leader | Driving Efficiency & Value for Novartis | Strategic Procurement Expert | Driving Global Results

1 settimana

Ho lavorato in Italia 5 anni tra il 2008 e il 2013. Di questi 5 anni mi hanno versato contributi per 3 anni è mezzo. Sempre contratti a tempo determinato dai 3 mesi ad un massimo di 1 anno. Nel 2014 ho deciso di andarmene e non sono più tornato. Ho provato a candidarmi a varie posizioni in questi anni, ma non ho mai ricevuto alcuna risposta. Poveri giovani.

Lucia Cambria

Communications Manager | Estuary Auctions

1 settimana

9 mesi da stagista e poi lasciata con un pugno di mosche, ad attendere un contratto che non è mai arrivato. Adesso ho la mia giusta riconoscenza. All’estero.

Massimiliano Ciullini

Guardia Particolare Giurata

1 settimana

Io contrariamente, per mie esperienze, devo invece dare ragione a quegli articoli …. Un esempio ultimo l’ho avuto stamattina in una azienda di Calenzano (provincia di Firenze) di stampaggio di materie plastiche (stipendio mensile 1500/1600 che con le turnazioni notturne può salire) con la quale ho firmato un nuovo contratto di lavoro che inizierò a Settembre (perché devo dare il preavviso dove sto lavorando attualmente). Dopo 5 anni di assunzioni di giovani che dopo 1/2 mesi si mettevano in malattia o si licenziavano (perché lavoro troppo pesante e stancante a detta di loro), l’azienda ha deciso di investire su persone di età maggiore ai 30 anni (come me che ne ho 51). Per questo motivo, io ringrazio questi giovani, perché dopo 5 anni di ricerca di un lavoro un po’ più normale di quello che sto facendo attualmente (la Guardia Giurata per me è veramente massacrante con troppe responsabilità), avevo perso le speranze di poter tornare a fare un lavoro più normale, con turni di lavoro di 8 ore dal lunedì al venerdì e sabati, domeniche e festività a casa. Quindi, grazie grazie grazie mille giovani fannulloni.

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