Casa Newton, in Val d’Orcia, è un luogo dove riscoprire il ritmo lento
La mela che cade. E poi la legge della gravitazione universale. Un’intuizione epocale, quella di Isaac Newton, fatta all’ombra di un melo. Se la storia insegna che dall’ozio possono nascere grandi idee, qui a Casa Newton, nuovo progetto ricettivo nel cuore della Val d’Orcia, la slow life è l’unico concetto di vita da portare avanti.
Una casa con vigneto tra le dolci colline toscane
«A 25 anni mi sono trasferita qualche mese a Firenze per imparare l’italiano, e mi sono innamorata della Toscana», racconta Antonie Bertherat-Kioes, architetto e interior decorator di origine svizzera. «Dodici anni fa io e mio marito Philippe abbiamo realizzato un sogno di gioventù comprando una casa con un vigneto tra le colline che circondano Pienza (oggi l’azienda di vini biologici Fabbrica Pienza, ndr). Anni dopo, abbiamo investito sui terreni vicini, compresa una secolare residenza rurale. Da lì, l’idea di un piccolo boutique hotel immerso nel lusso discreto, curato sin nei minimi dettagli».
La casa degli eredi di Newton
Tre anni di cantiere e finalmente il boutique hotel Casa Newton, sotto la guida di Bertherat-Kioes, insieme all’architetto Jacopo Venerosi Pesciolini e al paesaggista Luciano Giubbilei, prende la sua forma. «La dimora fu costruita originariamente da Gervasio Newton e fu terminata nel 1846. Lui e i suoi 10 fratelli e sorelle erano lontani eredi di Isaac Newton», spiega la proprietaria. L’hotel diventa così un omaggio al luogo e alle origini di chi ci ha abitato: le 11 camere dall’interior design ricercato hanno i nomi degli 11 Newton.
Il progetto architettonico e di design
L’impresa però non è facile come sembra. «Per prima cosa, ho recuperato gli spazi, disegnato una scala che collegasse i 3 piani dell’edificio principale, la storica Villa Newton, un nucleo centrale con 9 camere da letto», spiega l’architetto. Al piano terra troviamo le due suite con outdoor semi-privato, la lounge, un salotto con camino e un bar. Al primo piano, 3 stanze affacciate sulla terrazza e una piccola biblioteca, dove c’è l’unica tv del complesso. Al secondo piano invece sono state ricavate altre 4 camere. Le 2 restanti junior suite sono state realizzate dagli ex annessi colonici, che si sviluppano intorno alla vecchia aia, dove oggi cresce un giardino spontaneo. Fuori, il rosso cantoniera contrasta con il verde curato dal paesaggista Giubbilei, che ha restaurato il giardino antico e aggiunto una pergola con vista sul Monte Amiata.
L’interior design punta su materiali locali tipici della zona, come i pavimenti in cotto variegato, rivisitato con un disegno moderno. I tessuti artigianali che rivestono le pareti scaldano gli ambienti con delicatezza, e mettono in risalto gli arredi su misura disegnati da Bertherat-Kioes. Le opere di modernariato qui si mescolano ai pezzi contemporanei, alle applique anni ’70, ai tessuti Dedar e alle icone intramontabili di design. Tante sono anche le opere d’arte, selezionate dagli stessi proprietari: Lucio Fontana, Carla Accardi, Giosetta Fioroni, Ed Ruscha e Joseph Kosuth, fino all’opera site-specific firmata da Ugo Rondinone, un megalite di oltre cinque metri all’ingresso di Fabbrica Pienza.
Tra natura, arte e cibo
Arte e natura si incontrano in un’unica “casa”. Con la bella stagione, si fa il bagno nella piscina a sfioro proiettata verso l’orizzonte di terrazze a balze e di vigneti toscani. A colazione e per il lunch, a Casa Newton si assaporano i piatti realizzati con i prodotti dell’orto. In autunno poi, quando fuori il paesaggio si imbrunisce, nei salotti di Casa Newton si accendono i camini, e i racconti della caccia al tartufo nei boschi diventano argomenti di conversazione davanti al fuoco. Pronti a rallentare il passo, una mela alla volta.
Ad occuparsi della cucina c’è la chef Sara Scaramella che ha portato la sua idea di cucina, che mette al centro le materie prime del territorio, a Casa Newton. La chef si è trasferita in Toscana da Roma, insieme alla sua compagna Sabina De Gregori nel 2018 per aprire Il Fondo, un ristorante all’interno dell’Abbadia sicille, borgo fondato dai templari al confine tra la Val d’Orcia e la Val di Chiana.
Fabbrica Pienza, l’Art Winery che sperimenta
In lontananza, dalle finestre della vostra accogliente camera di Casa Newton, ma anche dalla piscina a sfioro, potrete intravedere un megalite di oltre cinque metri che si staglia all’orizzonte. È l’opera è un lavoro dell’artista svizzero Ugo Rondinone. Commissionata dalla famiglia Berherat per la loro azienda vinicola Fabbrica Pienza, oggi ne è diventata il simbolo riconoscibile. Anche l’architettura dell’azienda, che dal 2015, produce pregiati vini naturali, 100% biologici, è decisamente iconica: si tratta di una costruzione rettangolare dal sapore brutalista realizzata in mattoni Petersen Tegl. Al suo interno, si coltiva un rapporto intimo con l’innovazione: un concetto che va al di là di moderni sistemi di raffreddamento, di millimetrici controlli d’umidità, grazie all’utilizzo di vasche di cemento e botti grandi. «I principi della vinificazione sono gli stessi da millenni”, spiega l’enologo Tim Manning. «Il vero motore del cambiamento è la necessità di trasformare ispirazioni provenienti dal mondo del vino in bottiglie uniche, spesso in edizioni limitata, che ci raccontano dove andremo in futuro». Nato a Manchester e cresciuto a Liverpool, Manning ha viaggiato per il mondo come enologo, lavorando a Martinborough, Nuova Zelanda, e in Oregon, Stati Uniti. Nonostante tante tappe, sapeva fin dall’inizio che la destinazione della sua vita sarebbe stata la Toscana. Nel 2020 ha iniziato a scrivere un nuovo capitolo del percorso di Fabbrica Pienza, portando in azienda la sua visione e contribuendo a perfezionare il percorso enologico fin qui sviluppato dalla Tenuta.