La bussola dell'ascolto tra le generazioni

La bussola dell'ascolto tra le generazioni

Buongiorno valorosi compagni di avventura nel vasto oceano del reclutamento!

In questo viaggio attraverso le tempeste e le acque sconosciute del mercato del lavoro, è fondamentale tenere salda la bussola dell'ascolto. Troppo spesso ci troviamo immersi nel rumore delle nostre convinzioni e, immersi nel frastuono delle nostre opinioni e delle nostre convinzioni, ci dimentichiamo di quanto sia cruciale aprire le vele al vento delle opinioni altrui e quanto sia fondamentale aprirsi al punto di vista degli altri, specialmente quando si tratta di navigare tra le generazioni.

Oggi voglio sollevare l'ancora sull'importanza di ascoltare attivamente e con astuzia, senza il peso delle sentenze affrettate o dei giudizi preconfezionati. Troppo spesso ci vediamo separati da scogli invisibili, eretti da una mancanza di sintonia e dalla presunzione che la nostra rotta sia l'unica da seguire.

In un mondo sempre più interconnesso e complesso, l'arte di ascoltare diventa un imperativo morale e sociale.

Dobbiamo smetterla di etichettare e sentenziare,  e imparare a costruire ponti attraverso il dialogo e l'ascolto autentico. Ogni generazione nasconde tesori di esperienze e prospettive che possono arricchire la nostra mappa del mondo, se solo fossimo pronti a abbattere le ancore dell'orgoglio e dell'arroganza.

Solo attraverso una vera apertura mentale e un rispetto reciproco possiamo sperare di costruire un equipaggio più coeso e competente, in cui le diversità non siano motivo di scontro, ma di crescita condivisa e di arricchimento reciproco.

Oggi, attraverso questo racconto, vi invito quindi a riflettere sull'importanza di dare voce agli altri, di lasciare spazio alle loro storie e alle loro prospettive, e di abbracciare la diversità come un'opportunità per crescere insieme.

"LA CITTA’ DELL’ASCOLTO - giardinieri, principesse e porcospini"

LA CITTA’ DELL’ASCOLTO

"C’era una volta un giovane insoddisfatto del modo di comunicare dei suoi compaesani e decide di andare a cercare la città dell’ascolto dove spera di trovare abitanti che sappiano ascoltare senza interrompere, fraintendere o travisare le intenzioni di chi parla. Vorrebbe sentirsi libero di esprimersi senza dover fare troppa fatica per trasmettere quel messaggio che intende veicolare.

Si mette in viaggio portando con se solo  lo stretto necessario.

Cammina, cammina e cammina sino a quando arriva in una città in cui ognuno è impegnato a spiegare ciò che l’altro ha appena detto, il vero significato di cioè che intendeva dire, con degli sbagli tremendi, osserva il giovane. E va via per continuare il suo cammino.

Dopo alcuni giorni di cammino arriva in un’altra città in cui non fa in tempo a iniziare un discorso che l’altro lo interrompe dicendogli: “ho capito benissimo cosa intendi dire, è capitata anche a me una cosa simile…” e va avanti nel raccontare le sue cose non dando più la parola a chi aveva cominciato a parlare. Il giovane prova fastidio per essere interrotto e non poter completare il proprio discorso. Lascia questa città per andare in un’altra.

Arriva in un’altra città in cui quando lui racconta qualcosa l’interlocutore lo interrompe per chiedere dettagli, precisazioni, dimostrazione della veridicità di quello che dice, le fonti. "Che sfiducia in questa città" pensa, non voglio star qui un momento di più e continua il suo viaggio.

In un’altra città nota che viene interrotto da sfide del tipo “come fai a saperlo, chi te lo ha detto, ma ne sei proprio sicuro?” irritandolo e facendogli sorgere inutili dubbi.

In un’altra città nota che quando esprime un’opinione, un pensiero, l’altro è pronto a sostenere che c’è ben altro da aggiungere, che non ci si può fermare a delle semplici e superficiali considerazioni. Può darsi, pensa il giovane, ma qualche volta non c’è proprio nient’altro da aggiungere.

Il giovane dopo tanto peregrinare arriva in un’altra città in cui quando chiede qualcosa nota che le persone mostrano un sincero e autentico interesse nei suoi confronti. Sono disposti a stare con lui, a instaurare un dialogo con lui per il tempo sufficiente e poi ognuno riprende la sua attività.

In questa città mentre lui parla, l’interlocutore non solo rimanda segnali di ascolto, ma fa anche delle domande pertinenti per cercare di comprendere meglio quello che sta dicendo e verificare se effettivamente si sono capiti. E mentre parla con questo interlocutore si accorge che le sue domande lo aiutano a chiarirsi meglio, a capirsi meglio, a precisare meglio il suo pensiero.

Il giovane si sente a suo agio, sereno, sente di poter parlare liberamente di qualsiasi cosa senza interruzioni, senza interpretazioni arbitrarie, senza giudizi e malafede. Capisce che questa deve essere la città dell’ascolto.

Finalmente in questa città si sente rispettato e ascoltato per le semplici cose che ha da comunicare."

A tutti voi, miei compagni di viaggio, grazie per aver condiviso questo mare di opportunità."

Buona navigazione!

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