Post di Alec Ross

Visualizza il profilo di Alec Ross, immagine
Alec Ross Alec Ross è influencer

Author, Professor & Entrepreneur

Sono padre di tre figli: un figlio di 21 anni che si è laureato ad Harvard a maggio e ora lavora per un hedge fund ad Austin, in Texas; una figlia di 19 anni che ha appena completato il suo primo anno ad Harvard; e questo, il nostro “piccolo”, un figlio di 17 anni che vedete qui a Taiwan con la sua “famiglia ospitante” dove lui trascorre 7 settimane quest'estate per l'apprendimento intensivo della lingua mandarino. Non pretendo di essere un guru della genitorialità (anche se penso che mia moglie meriti questa descrizione), ma voglio fare un'osservazione che credo sia importante per i genitori che stanno cercando di aiutare a preparare i propri figli per il futuro: è positivo e produttivo affinché i nostri figli lascino la loro zona di comfort e sperimentino altre culture e imparino lingue molto diverse. Noi americani normalmente siamo pessimi in questo. Solo il 42% degli americani ha il passaporto e solo il 20% è multilingue. Terribile. Non possiamo isolarci nel mondo. Dobbiamo essere aperti a sperimentare culture diverse anche in giovane età e lontano dai genitori. Penso anche che sia molto positivo per i giovani dei paesi occidentali come gli USA e l'Italia imparare lingue non indoeuropee. Entrambi i miei figli maschi parlano mandarino. Mia figlia parla indonesiano bahasa (oltre all'italiano e al francese). L'apprendimento di lingue con simboli e grammatica diversi si è dimostrato importante per lo sviluppo neurologico ed è molto più facile in giovane età. In realtà, non puoi iniziare troppo presto. Il titolo dell’ultimo capitolo del mio primo libro si intitola “Il Lavoro più Importante che Potrai Mai Avere”. Qual è il lavoro più importante che avrai mai? Essere genitore. Questo post è solo un pensiero tra quelli che potrebbero essere dozzine sulla genitorialità. Accolgo ed apprezzo i tuoi pensieri nei commenti sulle strategie per aiutare a preparare i nostri figli per il futuro.

  • Alec Ross' son Sawyer Ross in Taiwan
Davide Acerbi

Consulente di Digital Marketing e formatore

3 settimane

Alec Ross ho conosciuto il tuo nome quando lavoravo in Microsoft ed eri venuto per un evento aziendale. Noto il tuo amore per l'Italia (e il mondo) e il tuo coraggio nel metterti in gioco e in discussione con punti di vista sfidanti. Condivido il tuo spirito, ma vorrei portare la tua attenzione su un punto: non tutti abbiamo la famiglia di Alec Ross, cioè quell'insieme di cultura, risorse economiche, relazioni che, unite alla voglia di fare di un figlio, fanno decollare la sua vita o la sua carriera. Pensa che in Italia, paese tra i primi 10 al mondo per PIL, i dati sulla povertà infantile sono allarmanti. Colpisce il 28% dei bambini di età inferiore ai 16 anni (dati ISTAT 2022). Famiglie con poco spazio in casa, nessuno o pochissimi libri, zero attività extra scolastiche, con forte rischio di esclusione sociale. Se i grandi intellettuali e le persone che rappresentano la classe dirigente, politica ed economica del paese, non si fanno carico delle soluzioni a questa disuguaglianza terribile, fantasticare di risorse intellettuali, vita all'estero usando il vecchio mantra "volere è potere" è una pura illusione. https://www.istat.it/comunicato-stampa/le-condizioni-di-vita-dei-minori-anno-2022/

Luca Magni

Professor of Practice and Career Advisor at LUISS Business School

3 settimane

Condivido pienamente la parte relativa all’apprendimento delle lingue straniere. Le lingue straniere ci aprono la strada per cogliere la prospettiva che determina inconsciamente la nostra visione del mondo (vedi #LearnableTheoryAndAnalysis). Sul concetto di adoperarsi affinché “i nostri figli lascino la loro zona di comfort”, devo dire che apprezzo lo spirito della predica, ma mi lascia qualche dubbio quanto il passare dal confortevole salotto di casa a quello di una famiglia agiata a Taiwan, possa effettivamente ben rappresentare il concetto. Peggio mi sento, e questo forse come Italiano, riflettendo sui rischi di un dilagante senso d’inadeguatezza che può derivare del crescere in un ambiente di “OSTENTATA/PRETESA TOP PERFORMANCE”. Su questo ultimo punto, purtroppo, non me la sento di gettare io la prima pietra. Interessante notare che le mie remore si concentrano su due temi (COMFORT e TOP PERFORMANCE) le cui contraddittorietà pedagogico-esistenziali risaltano in me così tanto da impormi l’uso di una lingua straniera, anche solo nell’esprimerli.

Vivianne Pellacani

Web and Graphic designer, Illustrator, Author

2 settimane

Io non ho studiato ad Harvard, ma ho vissuto in Olanda, America e Inghilterra e molte delle cose che so le ho imparate da sola, prendendomi tutto con le unghie e con i denti. I miei erano separati e, se anche si fossero accorti dei miei sogni, mai mi avrebbero potuta aiutare. Il mandarino! Che lusso. Io sono laureata e anche mio marito: abbiamo fatto un grande passo avanti rispetto ai miei genitori, ma non credo ci potremo mai permettere di mandare nostro figlio ad Harvard (salvo vinca borse di studio). Ho iscritto mio figlio subito a Inglese e viaggiamo ogni volta che possiamo. Conoscere le lingue e culture diverse? Top university? Assolutamente sì, che banalità. Ma se i genitori si possono permettere di mandare 2 figli ad Harvard, questa non è apertura mentale, non è grande genitorialità (chi non mandarebbe i propri figli ad Harvard???): vuol dire, a conti fatti, poterselo permettere. Stare in alto e salire ancora di più, ovvio. 😅 Al massimo, il merito è di aver educato bene i figli: avergli insegnato che non tutti sono così fortunati e che devono guadagnarsi il successo, con l'impegno, l'onestà e l'integrità personale. Studiare in America è da privilegiati e non tutti, anche se talentuosi, riescono a vincere borse di studio.

Gustavo Cioppa

Magistrato, già Procuratore Capo della Rrepubblica di Pavia, già Sottosegretario alla Presidenza di Regione Lombardia. Attualmente editorialista presso "Il Ticino" e "L'Osservatorio metropolitano di Milano".

3 settimane

Alec Ross il Suo post descrive con grande intensità emotiva il ruolo del genitore e il modo migliore per educare i nostri figli. È fondamentale che essi facciano nuove esperienze, che lascino, appunto, come Lei bene dice, la loro "comfort zone", per lanciarsi verso l'inesplorato. Ciò che ancora non si sa genera interesse e stimola l'intelletto. Questo soprattutto con riferimento all'apprendimento di nuove lingue e al confronto con altre culture. Il confronto con culture diverse è certamente affascinante e apre nuovi orizzonti. È interessante ad esempio lo studio del diritto comparato e dei diversi modelli economici proposti dai vari Paesi. È parimenti affascinante lo studio della lingua di un popolo, che ne rivela la cultura. Pensiamo ad esempio alle differenti parole con cui in greco antico si definisce la mente o l'anima, da "nous", la mente in senso stretto, al "thumos", il coraggio, alla "psyke", termine che compare già in Omero e che è per lo più tradotto come "anima". Parimenti, pensiamo a come la lingua tedesca acutamente distingue tra "essere" ("sein") e "dover essere"("sollen"). O ancora, come il latino distingueva tra "ius" (diritto) e "lex"(la legge stabilita dagli esseri umani).

Ana Mazzeo

Forbes Italy's Top 100 Successful Women 2024 | Fortune Italy’s 50 Most Powerful Women 2023 | Managing Director WOBI Italia, World Business Forum Italy & Member of WOBI Global Management Team

3 settimane

Grazie Alec Ross della condivisione di questo post. Settimana scorsa ho parlato a 40 ragazzi che avevano tra 18 e 25 anni in un evento di una Fondazione. Il tema principale era quello di uscire della zona di confort e facendo una esperienza al estero è stato uno dei punti chiavi. Io ho lasciato l'Argentina per la prima volta per andare in Minnesota a 14 anni, sono stata ospitata come tuo figlio da una famiglia del nord america. A 16 sono tornata a Minnesota e a 19 già vivo tra San Diego e Argentina. Poi ho vissuto a Barcellona e finalmente Milano… nel frattempo ho conosciuto il mondo, ho imparato le lingue e sono riuscita a cavarmela da sola. Cosa cercavo in questi anni? la multiculturalità, la esperienza, la apertura verso l'esterno. Ero una spugna pronta ad imparare nei migliori anni per farlo (anche se non si smette mai) Ho avuto alti e bassi , non è stato sempre facile ma si è stato sempre educativo. lo rifarei assolutamente e il giorno che le mie figlie mi diranno "mamma me ne vado all' estero" sarò pronta per lasciarle andare perché alla fine è quello che mi ha arricchito di più sia a livello personale che a livello professionale. Se non vorranno partire non le obbligherò pero la porta sarà sempre aperta per loro.

Marco Malgrati

Connecting People with Innovation

3 settimane

Alec d'estate in Italia i genitori che lavorano hanno il problema di gestire il tempo dei ragazzi sotto i 16 anni, e devono fare incastri magici tra campi estivi che spesso a luglio finiscono, nonni, tate, smart working e vacanze spesso concentrate solo ad agosto, e per moltissimi anche budget che non sono infiniti (una settimana al campus costa almeno 70 euro se hai 2 figli = 140€, per almento 5/7 settimane spalmate tra inizio giugno e settembre) se poi vanno all'estero per un soggiorno si parla anche di 1000€ a settima l'estate è un impegno organizzativo ed economico per le famiglie, che avrebbe bisogno di essere supportata in modo diverso anche con l'attività delle scuole organizzate in modo diverso. E' vero sarebbe bello poter mandare i nostri figli all'estero lontano dalle famiglie ad apprendere culture nuove. purtroppo non è così semplice

Simona Lodolo

Communications and Events Director | Cross-cultural leadership I Business and Opportunities Development

3 settimane

Ciao Alec. Come sempre uno step avanti. Mia figlia ha 12 anni, e' fluent in Italiano, Mandarino e Inglese, e sta studiando lo spagnolo. Tuttavia noto che qui in US, dove viviamo da otto mesi, essere poliglotti non sembra essere un gran plus ed e' un vero peccato! Quello che era visto come ammirazione sia in Italia che in Cina, qui viene percepito quasi come un inutile sforzo. Spero che questo non sia demotivante per la mia piccola poliglotta. Che peccato! Soprattutto perche' l'immagine che noi Europei abbiamo degli Americani, specialmente dei giovani, e' di persone estremamente coraggiose, indipendenti e selfmade. Possibile che in un mondo ormai globale, questa sia il pensiero maggioritario?

Marina Perotta

Seo Specialist senior, Digital content creator

3 settimane

Nel lontano 2001 mi sono laureata in lingua e letteratura hindi e cinese mandarino, approfondendo anche il cinese classico per due anni così come il sanscrito. Abbiamo delle ottime università in Italia tra cui l'Orientale di Napoli, la Cà Foscari di Venezia, La Sapienza e l'Ateneo di Torino che propongono corsi di lingue orientali come urdu, coreano, vietnamita, ecc. ecc. L'aspetto interessante di questi atenei è che propongono non solo la lingua ma anche la cultura, per cui si studia oltre alla letteratura, anche archeologia, filosofia e estetica indiana, del centro Asia, della Cina o del Giappone, filologia cinese, e così via. In Italia ci sono molti licei presso cui è possibile studiare il cinese mandarino. So anche di corsi di arabo, altra lingua molto interessante. Indubbiamente tutto ciò che è diverso dalla cultura dentro cui cresciamo apre a tanti stimoli e ci rende più partecipi. Non so se sia una questione di comfort, in Italia abbiamo avuto per anni lo studio obbligatorio del latino e del greco, che anche aprono a altri orizzonti. Lo studio delle lingue è sempre stato apprezzato, oggi è davvero a disposizione di tutti grazie ai tanti corsi gratuiti MOOC, online per cui è sufficiente avere uno smartphone.

Luca Gambini-Rossano, Dr. Ing.

Business and Strategy developer

3 settimane

Sono molto d’accordo. Uscire dalle zone di comfort e’ importante, sempre. Anch’io ho fatto del mio meglio per uscire dall’Italia con l’idea di ritornarci un giorno portando con me un valore aggiunto per il paese stesso. Io ho potuto studiare, laurearmi e anche prendermi un dottorato. Non tutti però hanno la possibilità di studiare, laurearsi, dottorarsi o andare in scuole o universita’ prestigiose. L’Italia riesce a far sì che anche queste persone possano avere queste opportunità?

Margherita Carpinteri Amaldi

Amministrazione pubblica | Educazione finanziaria | Investimenti | Comunicazione

1 settimana

Una breve riflessione che non vuole essere polemica ma vuole solo stimolare il dibattito: questo discorso sicuramente giusto possiamo farlo anche per famiglie non particolarmente abbienti? Possiamo farlo anche per chi non studia ad Harvard? Possiamo farlo per chi vorrebbe andare all'estero, ma, semplicemente non ha i contatti giusti?

Vedi altri commenti

Per visualizzare o aggiungere un commento, accedi