Post di Alessia Canfarini

Dietro l'alibi della tutela della lingua italiana del disegno di legge proposto dalla Lega, che vieta il femminile per gli atti pubblici in alcune cariche, c'è l'obiettivo evidente di ricondurre alcune posizioni e ruoli sempre e solo nell'orbita maschile. Perché "se puoi immaginarlo, puoi farlo". E vogliono sottrarci dall'immaginazione la possibilità di essere sindache, ministre, assessore, avvocate... Abbiamo riscritto la realtà, stiamo riscrivendo i libri di scuola, nelle aziende riscriviamo manuali e policy con linguaggi inclusivi, ma la politica arretra. È molto più che un passo indietro: è il tentativo di rimodellare la realtà con una marcata visione maschilista. #gendergap

Nell'intervista di qualche giorno fa a RDS Radio Dimensione Suono racconto di Fullgevity e del percorso per aprire le porte della pienezza che meritiamo tutti. Ecco qui l'audio. #Fullgevity

Ho fatto fatica a scrivere qualcosa sulla questione delle quote rosa nei Consigli di amministrazione che la vicenda di CdP ha scatenato negli scorsi giorni. Perché è così che ci sentiamo: affaticate. Dal percorrere sempre le stesse vie, fare chilometri e sentirci al punto di partenza. Frustrate, perché parliamo e ci sembra che le parole rimangano in superficie e non abbiano il peso specifico per affondare nella profondità del cambiamento. Smarrite, a non trovare al nostro fianco nelle scelte decisive quegli uomini e quei partner che si dicono così schierati a favore di scelte nuove. Stamattina sfogliando i giornali, questa pagina di Valore D prende posizione in maniera incisiva su questo tema: condividerla è il mio modo di dire che ci siamo e, con tutta la nostra stanchezza, non arretriamo. Perché vogliamo essere le antenate di cui le nostre discendenti saranno orgogliose. #gendergap

«Sapevate che gli incendi che hanno devastato le Hawaii l'estate scorsa sono stati causati da un'"arma meteorologica" segreta testata dalle forze armate americane, e che gli ONG americane stavano diffondendo la febbre dengue in Africa? Che Olena Zelenska, la first lady dell'Ucraina, è andata a fare shopping sulla Fifth Avenue di Manhattan? O che Narendra Modi, primo ministro indiano, è stato approvato in una nuova canzone da Mahendra Kapoor, un cantante indiano che è morto nel 2008?» Comincia così, con una sfilza di notizie false, un recente articolo di The Economist che dedica la copertina alle fake news. Oggi la consapevolezza che possono stravolgere il mondo a cui siamo abituati, grazie agli strumenti che la tecnologia ci mette a disposizione, è sempre più radicata. La disinformazione causa polarizzazione, rafforza i disordini sociali, provoca straniamento e una narrazione distorta del mondo, tanto da essere inserita tra i rischi con priorità uno al mondo. Come combatterla? Con i dati, anzitutto. La nostra cultura deve evolvere includendo i dati come i "mattoni" principali delle narrazioni, a partire da quelle aziendali. #data #peopleanalytics

Genere e valutazione sono due parole difficili da mettere insieme. Perché da una parte abbiamo una serie di storture accumulate negli anni, dall’altra parte la necessità di misurarle per raddrizzarle in modo veloce e efficace. Eppure è la strada giusta da percorrere, come ci ha ricordato due giorni fa l’evento organizzato da Inclusione Donna proprio sull’impatto della valutazione di genere. La catena di valore che si sta innescando deve spingere tutti a migliorare, perché è evidente che la disparità ha dei costi. Un dato, sui tanti condivisi durante l’evento, mi hanno colpito: per ogni donna occupata in più si genera 1,5 posto di lavoro in più. Non basta l’approvazione delle norme, ma serve una misurazione costante che monitori l’impatto di quella misura per correggere il tiro se non conforme alle aspettative. Altrimenti è il gioco di chi vuole parlare di parità di genere senza farla veramente, come per i figli: da una parte la politica ci dice che dobbiamo farne ancora e di più, dall’altra quando accade ce li fa scontare come una questione che è ancora in gran parte nostra. La misurazione non può essere finalizzata solo all’analisi: un conto è avere indicatori per capire a che punto è la situazione, ma è diverso avere indicatori per raggiungere obiettivi e l’efficacia nel raggiungerli. A questo dobbiamo puntare: a numeri che ci indichino la rotta. Monica Lucarelli Virginia Raggi Sila Mochi ✨Claudia Segre Martina R. Stefania Mancini Carolina Gianardi #gendergap Inclusione Donna

Mi ha colpito la posizione netta di Russell Wald, vicedirettore dello Stanford Institute for Human-Centered Artificial Intelligence (HAI), che ieri in una lunga intervista al Il Sole 24 Ore dichiarava:«L'Ia è potenzialmente anche una minaccia per la democrazia». Una dichiarazione che suscita timore e che poi lo studioso approfondisce:«Il pericolo viene dall'intelligenza generativa, che permette di fare apparire reali cose che non sono mai esistite, con una lenta erosione della verità. Alcuni politici sotto accusa possono trarre vantaggio da una situazione di ambiguità. (...) E in un contrasto in cui non è facile dire che cosa è vero e che cosa è falso, ognuno crederà quello che vuole». Un mondo sempre più "sfocato" è quello che ci aspetta? Una parte importante credo possano farla le aziende, nel fare pressioni per adottare delle regole comuni di approccio etico all'AI, stimolando anche le istituzioni pubbliche a scelte condivise. #AI

Era il 2021 e in questo libro scrivevo un articolo di approfondimento sui "Perennials". Sapete cosa sono? Si tratta di quelle persone che, al di là dell'età, hanno l'attitudine a ricercare, studiare, adattarsi, in un "negoziato" continuo con le persone del team e con l'ecosistema in cui lavorano. La parola è mutuata dalla botanica e fa riferimento alle piante perenni, capaci di prosperare anche in condizioni avverse e di crescere nel tempo. Una categoria che smentisce le categorie legate all'età a cui siamo legati e che valorizza invece la capacità di apprendere e di migliorare continuamente. Un concetto che le aziende oggi dovrebbero riprendere per aiutare le persone a far fiorire il loro potenziale al di là degli schemi precostituiti. #apprenditività #humancapital #perennials Alessandro Giaume

Non credo che le aziende siano responsabili della felicità dei propri collaboratori al lavoro. Ma credo, come dice Sandro Formica, Ph.D., vicepresidente e direttore scientifico dell’ Associazione Ricerca Felicità in questa intervista, che «il lavoro ha un ruolo attivo nell’alimentazione della felicità. Non è un’impressione, non è trascurabile, è un fatto». E la felicità, passa anzitutto dalla soddisfazione, come anche conferma l’ultima analisi dell’Osservatorio BenEssere Felicità. Dalla ricerca emerge chiaramente uno scollamento tra quello che i lavoratori pensano di dare e ciò che ricevono: per il 76% il loro lavoro migliora l’azienda, ma non c’è uno scambio equo: il 35% non è soddisfatto dal proprio lavoro. Per il 41% il lavoro non dà un senso alla vita, per il 47% non aiuta a capire sé stessi. Ciò porta alla voglia di cambiare lavoro che connota tutti i territori italiani. Una grande fetta di questa insoddisfazione, potrebbe essere risolta attraverso una governance che dedica al confronto e alla comunicazione interna spazio e rilevanza: partire da qui per ripristinare fiducia e benessere è un passaggio obbligato. #felicità #comunicazioneinterna #governance

Un'interessante iniziativa per contribuire a costruire le nuove direzioni del lavoro. Grazie a GoodJob! per l'invito.