C'è una buona notizia e una cattiva.
Le installazioni di impianti fotovoltaici in Italia sono tornate a crescere, favorite dalla riduzione dei costi di produzione e dalla semplificazione di alcuni processi burocratici.
Come evidenziato dai grafici di Statista, la differenza nel numero di installazioni e nella loro capacità, confrontate con gli anni precedenti, è sostanziale. Questo è principalmente dovuto alla capacità del settore di mantenersi autonomo, considerando la diminuzione degli incentivi statali che avevano caratterizzato il boom tra il 2010 e il 2014 (responsabile del circa 70% dell'attuale capacità fotovoltaica italiana).
Questa sostenibilità economica posiziona l'Italia tra i primi posti in Europa per lo sviluppo del parco fotovoltaico, una situazione non sorprendente data l'alto coefficiente di irraggiamento, ovvero la quantità di energia solare direttamente convertibile in energia.
Passando alla cattiva notizia, nonostante l'attrattiva economica che sta attirando sempre più investitori, la nostra capacità di gestire le pratiche rimane invariata. Mentre il numero di impianti in fase autorizzativa aumenta, gli intoppi negli uffici delle regioni e degli organi competenti alle autorizzazioni crescono esponenzialmente. Attualmente, con poco più di 118 GW installati, altri 315 GW sono in fase di approvazione.
Considerando una durata media del processo autorizzativo compresa tra i 3 e i 5 anni, si corre il rischio di perdere opportunità cruciali per decarbonizzare il settore energetico e di scoraggiare gli investitori nello sviluppo di nuovi progetti. Le problematiche sono molteplici, e tra queste, un ruolo fondamentale è giocato dai pareri dei vari enti coinvolti, che spesso non rispettano le scadenze per esprimere le proprie valutazioni.
Da ciò emerge un concetto tanto semplice quanto efficace: l'efficacia, l'adattabilità e la prontezza di risposta dei nostri uffici pubblici sono essenziali per lo sviluppo del paese, soprattutto nelle regioni del Sud.
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