L'attacco degli huthi su Tel Aviv rivela le vulnerabilità delle difese israeliane, ma Tzahal risponde con un raid su Hodeida. L’Iran coordina le milizie dell’asse della resistenza, ma le minacce celano l’interesse a evitare un confronto su larga scala. L'accordo tra Hamas e lo Stato ebraico è sempre più improbabile.
Al terzo plenum, Xi Jinping ha promesso riforme per stabilizzare il paese e affrontare gli Usa in campo tecnologico e bellico nei prossimi cinque anni. Pechino e Washington conducono esercitazioni militari nell’Indo-Pacifico. Meloni si prepara all’incontro con il presidente cinese.
Cinquant’anni dopo il colpo di Stato, l'isola di Afrodite è ancora divisa. Si parla di unione, ma ormai l’attenzione è volta verso problemi più globali. E i nodi irrisolti sembrano diventare inestricabili.
La rubrica "Le mappe parlanti" di Laura Canali per scoprire tutti i dettagli delle cartine. Questa puntata è dedicata all'Asia Centrale tra Russia e Cina.
La Germania è in crisi perché incapace di definire sé stessa. Chi non crede nella ‘svolta epocale’. Il riarmo va male, ma il problema è culturale. Il senso delle linee rosse di Scholz. Dalla Paulskirche alla guerra austro-prussiana. L’ambizione dell’AfD è la Mittellage.
Alla luce dell'attentato a Donald Trump, proponiamo cinque articoli dal nostro archivio sulla violenza politica e sulla discordia negli Stati Uniti, gratuiti per l'occasione. Dai gruppi armati di ieri a quelli odierni, con un focus sulle cause strutturali delle faglie americane.
di Fabrizio Maronta, Federico Petroni, Lorenzo Di Muro, Jacob Ware
FIAMME AMERICANE L’attentato a Donald Trump dimostra che il dissesto politico interno agli Stati Uniti è a un punto critico. La demonizzazione reciproca ha raggiunto livelli talmente tossici da dischiudere il ritorno della violenza politica ai massimi livelli.
La pessima performance nel dibattito di Atlanta certifica le precarie condizioni di salute del presidente e l'ostilità di una parte del suo partito e del suo elettorato. Convincerlo a farsi da parte non sarà semplice perché mancano nomi di calibro nazionale.
Il nesso tra l'inasprimento del conflitto tra Hezbollah e Israele e l'apertura di Hamas al cessate-il-fuoco mostra la dinamica altalenante delle interazioni mediorientali. Tutti gli attori principali mantengono il dialogo. Ma l'escalation a sorpresa non si può escludere.
Per guadagnare terreno nella disputa con il Marocco sul Sahara occidentale, Algeri deve rompere il proprio isolamento ed elaborare strategie creative. L’inettitudine dell’Onu nel risolvere la controversia. Un negoziato con la Mauritania per assicurarsi un accesso al mare?
Le sommosse nel paese sanciscono il fallimento dell’agenda di Ruto e rimettono in discussione la sua utilità per americani ed europei. L’ascesa politica della generazione Z che adesso vuole le dimissioni del presidente. L'Occidente non ha appreso le lezioni del Sahel.
I leader della Organizzazione per la Cooperazione di Shangai tra l'interesse per un asse contro gli Usa e la contesa per l'Asia centrale. Il vertice della Sco ad Astana. L'ingresso della Bielorussia. Russia, Cina e Turchia e la loro rilevanza su piani diversi: politico militare, economico e culturale. L'importanza dell'Asia centrale. Il nodo dell'Afghanistan. Il mar Caspio e le vie della seta cinesi. In collegamento Mirko Mussetti e Alfonso Desiderio.
C'è la guerra in Europa, ma non ci sono gli europei. Il viaggio di Orbán e gli incontri con Zelens’kyj (Zelensky), Putin, Xi Jinping, Biden e Trump. Il tentativo di mediazione per un cessate il fuoco in Ucraina e avviare una trattativa. l possibile ruolo di Italia, Francia, Germania e Polonia.
La Germania in crisi, incapace di definire sé stessa. L'ascesa della AfD, l'Alternativa per la Germania. Non è solo una spaccatura tra Est e Ovest. Berlino tra Stati Uniti, Russia e Cina. La Germania si sta davvero riarmando? Puntata dedicata al volume "La Germania senza qualità". Il dossier "L'impero di Genova" sul convegno organizzato da Marco Ansaldo con le conclusioni dello storico Alessandro Barbero. In studio Giacomo Mariotto e Alfonso Desiderio.
Laura Canali, cartografa e artista, spiega come sono state pensate e realizzate la copertina e alcune carte del nuovo volume Limes in questa edizione di Mappa Mundi dedicata alla rubrica 'A piedi nudi sulla geopolitica'. In collegamento con Alfonso Desiderio.
La rubrica "Le mappe parlanti" di Laura Canali per scoprire tutti i dettagli delle cartine. Questa puntata è dedicata alla Bucovina, con particolare riferimento a Czernowitz.
Con Lucio Caracciolo, Germano Dottori ed Ettore Sequi; modera Piero Schiavazzi. XI Festival di Limes a Genova 2024 "Fine della guerra". Estratto dalla terza giornata, domenica 12 maggio.
Con Alessandro Aresu, Giuseppe De Ruvo, Tal Pavel; modera Agnese Rossi. XI Festival di Limes a Genova 2024 "Fine della guerra". Estratto dalla terza giornata, domenica 12 maggio.
Con Mario Giro, Rahmane Idrissa, Gildas Lemarchand; modera Lorenzo Di Muro. XI Festival di Limes a Genova 2024 "Fine della guerra". Estratto dalla terza giornata, domenica 12 maggio.
Con Magnus Christiansson, Giuseppe Cucchi, Michael Lüders e Pierre-Emmanuel Thomann; modera Federico Petroni. XI Festival di Limes a Genova 2024 "Fine della guerra". Estratto dalla terza giornata, domenica 12 maggio.
Una produzione Gedi Visual / Limes
Fabrizio Maronta, consigliere scientifico e coordinatore relazioni internazionali di Limes, presenta il suo libro "Deglobalizzazione. Se il tramonto dell'America lascia il mondo senza centro"
Hamas non sarà sconfitta né socialmente né politicamente. Come il partito-milizia riesce a perpetuarsi. Il secolare assetto familiare e clanico della società della Striscia. L'importanza dei poteri locali, tutt’altro che informali. Perché i palestinesi sono un attore geopolitico.
La normalizzazione con Damasco e il destino dei profughi siriani sono la posta in gioco di numerose iniziative diplomatiche regionali. Il “club di Cipro” e l'Italia come mediatore. Il senso del viaggio del cardinale Parolin a Beirut. La Russia riprova a mettere al tavolo Turchia e Assad.
La posta in gioco tra Mosca e Kiev è la neutralità o meno dello Stato ucraino. Le questioni territoriali vengono dopo. Gli aiuti americani servono a evitare il collasso del paese di cui gli Usa sono procuratori. La ‘soluzione’ coreana non è una soluzione.
IL PUNTOL'accordo di sicurezza tra Roma e Kiev ondeggia tra vacuità e ambiguità. É necessario mettere al centro del dibattito pubblico nazionale il ragionamento geopolitico e contribuire a una tregua. O continuare con la propaganda e precipitare nella guerra allargata senza essere pronti per combatterla.
La sostituzione della Forza di supporto strategico con tre organi dedicati alla disseminazione informativa, al ciberspazio e allo Spazio cambia la struttura dell’Esercito popolare di liberazione e segnala che per Pechino la Repubblica Popolare deve ancora fare progressi prima di essere pronta alle guerre del futuro.
Conversazione con Kanti Prasad Bajpai, vicepreside (Ricerca e Sviluppo) e professore di Studi Asiatici alla Lee Kuan Yew School of Public Policy, presso la National University of Singapore.
Affairs pubblica il manifesto di una nuova amministrazione repubblicana. Il messaggio: l’America deve tornare a spaventare, a partire da Cina e Iran, ma anche la Russia. Gli aiuti all’Ucraina continuerebbero. Nonostante le forti differenze tattiche, due sostanziali continuità con Biden.
Usa concedono a Kiev di usare armi americane contro il territorio russo, ma solo bersagli militari al confine con Kharkiv. L'Ucraina continua a non poter fare una vera guerra di logoramento. L'assenza di una teoria del successo.